Giorno del Ricordo: la lettera ai soci e ai circoli del presidente Perini

Care amiche, cari amici, soci e simpatizzanti,
Sono passati 77 anni da quel 10 febbraio 1947 – data dei Trattati di Parigi, che hanno segnato la perdita della sovranità italiana sui territori dai quali ha avuto luogo l’esodo giuliano-dalmata – e, nonostante l’istituzione – 20 anni fa – della ricorrenza annuale del “Giorno del Ricordo”, il rischio di dimenticare, o quanto meno di minimizzare quanto accaduto, purtroppo esiste ancora.
Di certo non può dimenticare, chi tra di voi l’esodo l’ha vissuto personalmente, assieme alla consapevolezza per gli orrori che lo hanno preceduto e provocato. E immagino quanto sia difficile raccontare, e quindi in qualche modo rivivere, il dramma dell’esodo: l’incredulità, l’incognita, la disperazione, lo scoraggiamento, l’angoscia e la consapevolezza dell’abbandono – per sempre – di quasi tutto ciò che si possedeva e dei luoghi dove si era nati e vissuti, per andare incontro ad una diaspora dove tutto era ignoto, niente garantito, neanche la vita. E poi l’ostilità preconcetta di cui tanti esuli sono stati fatti oggetto in Italia, che invece avrebbe dovuto accoglierli come fratelli e sorelle, assieme alla mancanza di prospettive concrete che li ha spinti, che ha spinto tanti di voi, dei vostri padri e madri, nonni e nonne, a cercare un futuro migliore all’estero, spesso oltre oceano, il più lontano possibile da quel continente – l’Europa– che allora non sembrava capace di fare altro se non sacrificare i propri figli.
Ma proprio perché immagino quanta fatica vi costi, dobbiamo essere grati a chi tra voi ha ricordi diretti, di continuare a testimoniare quello che avete vissuto! Non di certo per mantenere muri o steccati e tanto meno alimentari risentimenti, ma per evitare che succeda ancora, per evitare che altri provino quello che voi avete provato. Certo la tragedia dell’esodo ha alcune caratteristiche irripetibili, ma troppe immagini, da tante parti del mondo, anche in questi mesi, in queste settimane, ce l’hanno ricordata: intere famiglie in marcia o con mezzi di trasporto di fortuna, in fuga da guerre più o meno dichiarate, con le poche cose che potevano portare con sé. I più piccoli, indifesi, con lo sguardo smarrito, incapaci di sorridere, spesso con l’unico giocattolo, quello preferito, stretto al petto. Gli anziani rimasti nelle loro case, perché non in grado di affrontare il viaggio o semplicemente perché preferiscono rischiare di morire lì che andare incontro alle incognite di un futuro totalmente incerto, salutati dal resto della famiglia con interminabili abbracci, lacrime e sguardi da portare con sé, dentro di sé, più a lungo possibile.
Alle nuove generazioni dei vostri discendenti, e soprattutto ai ragazzi, vorrei chiedere di avere la pazienza di ascoltarvi, di immedesimarsi in quelle drammatiche circostanze, di immaginare come avrebbero reagito se fosse successo a loro. E di custodirne la memoria perché non vada perduta o qualcuno possa pensare che non siano cose realmente accadute.
Ai Giuliani, soprattutto ai giovani Giuliani, sparsi in Italia e nel mondo, che non hanno avuto nelle loro famiglie esperienza diretta dell’esodo (o semplicemente non lo sanno) vorrei chiedere di informarsi, di approfondire, di farsi testimoni, anche se indiretti, delle vicende del confine a Nord-Est, perché l’esodo non è solo storia, non è solo “ricordo” impresso indelebilmente in chi l’ha vissuto, è – o dovrebbe essere – monito per l’umanità intera, purtroppo attuale come non mai!
GRAZIE AMICHE E AMICI GIULIANI, DOVUNQUE SIATE, GRAZIE DI ESSERE CIÒ CHE SIETE E DI FARLO SAPERE, VI ABBRACCIO TUTTE E TUTTI CON AFFETTO ED ORGOGLIO!
GIORGIO PERINI
Presidente AGM